Il Coronavirus ha preso le prime pagine dei giornali per settimane e i media tradizionali si sono concentrati sui numeri di contagiati e di morti che questo virus ha mietuto in questo periodo. Noi invece vogliamo concentrarci sulle vittime più che sui numeri, perché non è un segreto il fatto il covi19 ha colpito molto più gli anziani che le altre categorie di persone, e le amministrazioni pubbliche stanno reagendo come possono convergendo le forze la dove c’è una concentrazione di anziani spesso con problemi di salute e quindi molto fragili da un punto di vista immunitario: le classiche case di risposo.
Questa non è una storia di maltrattamenti o di palesi disservizi di strutture che devono essere integerrime nell’esercizio delle loro funzioni, ma di decisioni prese dai vari direttori sanitari tese al mantenimento della salute non più solo e soltanto dell’anziano ma anche della sua famiglia; e gli interventi sono stati vari e tutti focalizzati a non permettere il propagarsi del Coronavirus nelle strutture, dunque tra le persone che lì alloggiano, e all’interno delle famiglie degli ospiti. Ovviamente parliamo di interventi palliativi in quanto questa emergenza sanitaria, per diffusione e morti, non ha precedenti in tutta la storia moderna. Ogni aspetto della nostra vita ha rischiato di venir rivisto e modificato purtroppo ci sono persone che hanno vissuto in prima persona questa emergenza: gli anziani. Le case di risposo sono state soggette a restrizioni sia per quanto riguarda le visite dei famigliari, ad esempio limitate a una visita a ospite in Liguria, fino alla chiusura della struttura all’esterno come successo a Cremona. A Bergamo ad esempio un volontario nella casa di riposo di Zogno è risultato positivo al Coronavirus ed è scattata subito la procedura di monitoraggio del contagio con tamponi sia per gli operatori che per gli anziani.
Come sempre gli anziani sono al centro delle nostre cronache e dei nostri post perché dopo una vota di lavoro e di sacrifici non meritano assolutamente l’abbandono specialmente perché è la categoria più a rischio della nostra società non solo per la cronaca locale ma anche per le notizie che hanno avuto e, purtroppo, stanno ancora avendo rilevanza mondiale.
Nella zona di Roma nord nei paraggi della via Cassia, dove c’è la casa alloggio “Madre della Consolazione” a Le Rughe nel comune di Formello, dove da sempre adottano il programma di protocollo preventivo, poi per quanto riguarda nel campo alimentare come la preparazione dei pasti, l’HACCP e il loro pane quotidiano. La buona prassi, il buon senso e la prevenzione è l’arma vincente in questi casi, e qui è ciò che abbiamo trovato.
Alessandro C.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *